La vecchia guardia

Oggi eravamo al bar del paese (in paese qui c’è un solo bar: non c’è modo di sbagliarsi). Stavamo prendendo il sole e ammirando il panorama, in un momento di grazia concesso dalle nuvole che passavano veloci sopra di noi. A pochi metri un tavolo di cinque anziani, evidentemente turisti. Tre donne e due uomini. Ad un certo punto, le signore si alzano e si dirigono altrove, e il rimanente duo maschile non si scompone minimamente, avendo sicuramente un’intesa chiara. Si mettono a chiacchierare, con un tono di voce tutt’altro che mascherato (forse, per l’età, non ci sentono bene). Mannaggia a me a quando non mi faccio i cazzi miei.

– …è un invasione…sono troppi – dice il più apparentemente anziano dei due. L’altro concorda, con evidente cadenza ligure.

– …questi negri…lo vedranno i nostri nipoti…diventeremo un paese creolo… – continua. L’altro non accenna a contraddirlo, ma non aggiunge nulla alla poltiglia melmosa che esce dalla bocca del primo.

– …il governo non fa un cazzo… – Neanche abbastanza fascista questo governo!

Borbotto i miei pensieri, ma non profferisco quello che veramente penso:

“Per fortuna che siete vecchi e tra poco schiattate, così ve li portate presto nella tomba questi pensieri di merda.”